BoBan + Il vuoto Elettrico live @ The One Live Music Pub, Cassano d’Adda, 14 maggio 2015
E’ un giovedì sera già fin troppo afoso quello che segna la prima visita a Cassano D’Adda.
Il The One è nascosto tra i capannoni di un centro commerciale, vago quindi una decina di minuti tra parcheggi deserti e supermercati ancora illuminati prima di chiedere indicazioni e raggiungerlo.
Sono qui perché stasera sul palco suonano due band che seguo, sostengo, ammiro sinceramente da anni.
I BoBan, nuova coraggiosa avventura di Bobo, Michele e Ringo, “trio di casciavit di Musocco che amano Enzo Jannacci, i Joy Division, le biciclette, Duca Lamberti, Max Dembo, il noise, il punk, la psichedelia, il vino rosso, Kim Gordon e Moana Pozzi”.
E Il Vuoto Elettrico, formazione bresciobergamasca che ha da pochissimo cacciato fuori il primo disco “Virale”, un lavoro che non esito a definire clamoroso, per intensità, violenza emotiva e cura del dettaglio (produzione artistica di Fabio Magistrali, non sai chi è? Allora smetti subito di leggere questo report grazie)
I BoBan discendono geneticamente dai Jerrinez, piccolo ma robusto mattone nella storia del noise punk metropolitano milanese.
Il Vuoto Elettrico è la nuova proposta di Paolo e Fabio, già complici ai tempi degli Hangover, e musicalmente “si inserisce nel solco tracciato dal movimento indie degli anni ’90, lo contamina con un post-hardcore di stampo newyorchese e lo bagna con liquidi noise e ritmiche serrate”.
In realtà il programma della serata prevede anche una terza band sul palco, Il Sistema di Mel.
Mi spiace ragazzi, perchè vi ho ascoltato davvero troppo poco per scriverne. Era tardi, ero bollito, e avevo bisogno di scambiare qualche parola con persone care che non vedevo da troppo tempo.
Mi farò perdonare, promesso. Intanto segnalando il link da cui si può scaricare gratis il nuovo ep “B” , disco che ho comprato con piacere e che prometto di ascoltare con cura e attenzione. Magari poi se ne riparlerà qui, se mi sarà concesso..
Tornando ai live: palco bello, suoni ben definiti fuori, affluenza misera (le 5 euro di ingresso e la totale mancanza di promozione da parte del locale certo non aiutano, se poi vi siete abituati a passare la vita sul divano di casa la colpa è vostra e la fortuna tutta nostra, che sopra o sotto un palco ci siamo sempre, anche e soprattutto nei giovedì sera di afa in Brianza)
Aprono i BoBan, e scagliano subito la prima pietra dal nuovo disco in uscita a breve, quel “viva viva gli onasti” che è una scheggia spaccarotule e incendiaintestini (“A cercar negli interstizi, nelle pieghe dei giudizi, tante ore da ONANISTI, quante ore da solisti…Tutti pazzi, poche pippe”)
E poche pippe e tutte viscere sarà anche il mood del resto del purtroppo breve set, in cui si alternano una manciata di pezzi nuovi infarciti di sperimentazione free punkjazznoise (?ma che minkia scrivi Manuel?), con un basso sempre a martello e una chitarra che alterna ricami raffinati e graffi velenosi, e un paio di ripescaggi dal repertorio di perle dei Jerrinez (“Graticola” e una versione più calibrata di “L’Orda” di jerrinez)
Chiudono con uno strumentale psicotico che sarebbe potuto e dovuto durare 27 minuti, per quanto era ricco, sfacciato e denso.
Tocca a “Il Vuoto Elettrico”, che ho già seguito dal vivo diverse volte quest’anno, spesso dividendo orgogliosamente lo stesso palco.
Quindi insomma, il racconto è influenzato anche dal paragone con altre serate trascorse insieme.
Beh, a sto giro violentano tutto. Come se li avessero liberati di colpo. Spalancando la gabbia in cui tutte le band provano a rinchiudere quel frullatone di tensioni, aspettative, compromessi, chilometri, sbattimenti e fatiche.
Frullatone indigesto i cui effetti non sono quasi mai adeguatamente ripagati.
Attaccano con “Virale”, che è avvertimento minaccioso. Poi una veloce scrollata, e giù a tavoletta.
“Il ruolo del perdono” (“Alzati!! e prova a reagire” come incipit dice già tutto) e “Le lacrime di dio“ sono bombardamenti a tappeto (i “bombardieri su Beirut” verranno omaggiati più avanti però) e scossone dopo scossone, la pareti tremano, e pulsano, e ti ributtano dritte sul petto le urla di Paolo, i colpi di Walter, l’incedere ossessivo delle basse di Giuseppe, le lame di chitarra di Davide e Fabio che si affilano a ogni intreccio. Che poi sono duelli, mica intrecci.
Il rischio che il soffitto crolli subito sulla band è elevato (e c’è anche un neopapà alla batteria!), per fortuna piazzano la più pacata, ma altrettanto intensa a livello emotivo, “Arianna tace” come terzo pezzo (nuovo videoclip in anteprima martedì 19/05/2015 su Il Mucchio Selvaggio).
Ma è un attimo, perché poi ripartono con nuovi assalti: “Cibolesbico”, la cover di Emilia Paranoica (e anche a sto giro è stata una grassa soddisfazione partecipare (bandcamp), “Camera di specchi”, “Il tuo ego il mio crollo” e la conclusiva “Jean”, con un finale saturo di feedback, e Giuseppe che molla la presa sulle corde del basso e affonda le dita sui tasti di un synth impazzito (vedi foto 09), e una chitarra lasciata fischiare al suolo e percossa da Fabio con un boccale di birra (vedi foto 10).
Vivi, scenografici, liberi. Travolgenti. Si portano via ogni volta un pezzo di me.
Dovrei misurare le parole forse, e invece no. INVECE NO. Perché sia chiaro a tutti. Cosa cazzo vi siete persi.
PS: Ovviamente non sono un critico musicale, né un fotografo. Scrivo e fotografo a livello amatoriale (passionale azzarderei) solo band e artisti che mi piace ascoltare, seguire e raccontare durante un concerto, senza alcuna pretesa di imparzialità. Ho qualche esperienza nel sottobosco cosiddetto indie, ma un’approssimativa preparazione musicale e una ancor più inadeguata a livello fotografico. Cerco semplicemente di impreziosire piccole serate e piccoli dischetti che meritano di essere conosciuti (anche da voi) e ricordati (da me). Tiè 😉
Report by: Photo credit: ©LaGramigna
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.